giovedì 1 giugno 2017

NOI S'ANDAVA A FAR MERENDE


Per l’ennesima volta dobbiamo ricorrere ai buoni uffici dell’instancabile assessore Scavino, chiedendogli di mandare qualcuno a tamponare la falla che si è di nuovo aperta nella ben oliata macchina della raccolta rifiuti.

Per la verità, la falla non è opera del destino cinico e baro, ma ha nomi e cognomi precisi. Anche una identità etnica, ma non la posso citare, per non essere tacciato di razzismo, di essere politicamente scorretto. E soprattutto perché me l’hanno riferita, ma non l’ho vista di persona.

Sta prendendo piede questa moda della merenda: si va in gruppo nel parco giochi bimbi, quello in cui dovrebbero starci i bimbi e i loro accompagnatori, si porta il cestino della merenda, ci si siede in cerchio, si condivide il desinare, si ride, si scherza, si passa il tempo, e poi, quando gli è ora, ovvìa, si va, lascia lì il rusco, chè te lo voi portare dietro?

E così rimane il campo dopo la battaglia: con morti e feriti abbandonati, lasciati alla mano pietosa del primo spazzino che passa di lì. Poco importa che il cestino porta rifiuti rimanga desolatamente voto, solitario, anelante a raccoglier tutta quella roba; chè il rusco ci sta meglio in terra, sull’erba, così da riempir l’occhio, da fare la sua porca figura.



C’è voluto un po’ di rodaggio, ma alla fine la rivoluzione copernicana della raccolta rifiuti cittadina ha fatto centro, sta entrando nelle abitudini e nelle coscienze dei cittadini, ovvero di quelli che una coscienza ce l’hanno. Per tutti l’altri, una pecca è evidente: è carente il multilinguismo. La normativa, la cartellonistica, le istruzioni per l’uso, il manuale di educazione civica applicata alla raccolta del rusco; per tutti s’impone la traduzione in tutte le lingue e i dialetti perlomeno europei (ma non sarebbe malfatto aggiungere anche gli idiomi parlati in Papua Nuova Guinea).

Altrimenti, di fronte alla contestazione dell’atto incivile, ci sarà sempre chi obietta: “Ma io non parlo l’italiano, mica posso leggere le istruzioni su dove si butta il rusco, scrivetele anche nella mia lingua, altrimenti denotate la vostra inospitalità e la vostra prevenzione verso gli stranieri”

Per non far la figura de’ provinciali, va a finire che gli dovremo pure chiedere scusa delle nostre carenze.


E ristampar tutti codesti cartelli, prima che il prato si riempia completamente!

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