mercoledì 28 giugno 2017

AUGURI !

Giovedì 29 giugno nella messa delle 18.30 nella chiesa della Trasfigurazione al Mussotto si festeggerà la ricorrenza del cinquantenario di ordinazione sacerdotale di don Franco Gallo 


Non sono un grande frequentatore della parrocchia, mi manca l’assiduità di chi è veramente consapevole e intimamente convinto. Per contro, riesco ad osservare con occhio distaccato e , penso, abbastanza neutro ed imparziale tanto il pulpito che l’assemblea. Di tutti i parroci che ho avuto modo di conoscere, Don Franco Gallo è quello che mi ha maggiormente e favorevolmente impressionato.

Principalmente per l’entusiasmo che ci mette nelle omelie: il momento in cui, al di fuori della liturgia, del rito che si perpetua, si instaura il dialogo tra il pastore e l’assemblea. Il momento in cui si parla di cose attuali, vive, che toccano la realtà delle persone. Più che un dialogo, un monologo, anche se in alcuni casi l’ho sentito approcciarsi direttamente alle persone sedute nei banchi, con saluti, consigli, in un caso addirittura con domande e risposte.

Don Franco ha questa capacità di catturare l’attenzione dei fedeli, di inserire citazioni, espressioni e termini dialettali, aneddoti curiosi ed interessanti. Mi compiaccio tutte le volte che ci delizia con riferimenti, situazioni, rimandi a qualche capitolo della somma opera, la visuale cristiana della vita e del mondo descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi; lontane, ma sempre benvenute, reminiscenze scolastiche.

Chi lo conosce solo di vista, percependone l’età potrebbe pensarlo come un parroco “di una volta”, tradizionalista; ma in verità intrattenendo rapporti con lui ci si accorge che è molto moderno, sia nella mentalità che nei mezzi. Un parroco tecnologico, che si può contattare con la posta elettronica, prima ancora che con il telefono.

Io non sono forse la persona più indicata per illustrarne le qualità, conoscendolo poco e da poco tempo; ma devo dire che il nostro Comitato di Quartiere ha trovato con don Franco una piena e fattiva collaborazione, sia per la pluriennale concessione dei locali per le assemblee e le riunioni, sia per la possibilità di dare dal pulpito i nostri avvisi di servizio, insieme a quelli parrocchiali. Una brava persona, un pastore che sa farsi benvolere dalla sua comunità, un educatore e un insegnante capace e colto ; questo per me è don Franco Gallo. Assieme ai miei, unisco gli auguri di tutti i componenti del nostro consiglio di quartiere. Auguri per questo importante traguardo e una lunga, proficua prosecuzione per molti anni ancora.

giovedì 1 giugno 2017

NOI S'ANDAVA A FAR MERENDE


Per l’ennesima volta dobbiamo ricorrere ai buoni uffici dell’instancabile assessore Scavino, chiedendogli di mandare qualcuno a tamponare la falla che si è di nuovo aperta nella ben oliata macchina della raccolta rifiuti.

Per la verità, la falla non è opera del destino cinico e baro, ma ha nomi e cognomi precisi. Anche una identità etnica, ma non la posso citare, per non essere tacciato di razzismo, di essere politicamente scorretto. E soprattutto perché me l’hanno riferita, ma non l’ho vista di persona.

Sta prendendo piede questa moda della merenda: si va in gruppo nel parco giochi bimbi, quello in cui dovrebbero starci i bimbi e i loro accompagnatori, si porta il cestino della merenda, ci si siede in cerchio, si condivide il desinare, si ride, si scherza, si passa il tempo, e poi, quando gli è ora, ovvìa, si va, lascia lì il rusco, chè te lo voi portare dietro?

E così rimane il campo dopo la battaglia: con morti e feriti abbandonati, lasciati alla mano pietosa del primo spazzino che passa di lì. Poco importa che il cestino porta rifiuti rimanga desolatamente voto, solitario, anelante a raccoglier tutta quella roba; chè il rusco ci sta meglio in terra, sull’erba, così da riempir l’occhio, da fare la sua porca figura.



C’è voluto un po’ di rodaggio, ma alla fine la rivoluzione copernicana della raccolta rifiuti cittadina ha fatto centro, sta entrando nelle abitudini e nelle coscienze dei cittadini, ovvero di quelli che una coscienza ce l’hanno. Per tutti l’altri, una pecca è evidente: è carente il multilinguismo. La normativa, la cartellonistica, le istruzioni per l’uso, il manuale di educazione civica applicata alla raccolta del rusco; per tutti s’impone la traduzione in tutte le lingue e i dialetti perlomeno europei (ma non sarebbe malfatto aggiungere anche gli idiomi parlati in Papua Nuova Guinea).

Altrimenti, di fronte alla contestazione dell’atto incivile, ci sarà sempre chi obietta: “Ma io non parlo l’italiano, mica posso leggere le istruzioni su dove si butta il rusco, scrivetele anche nella mia lingua, altrimenti denotate la vostra inospitalità e la vostra prevenzione verso gli stranieri”

Per non far la figura de’ provinciali, va a finire che gli dovremo pure chiedere scusa delle nostre carenze.


E ristampar tutti codesti cartelli, prima che il prato si riempia completamente!