Per l’ennesima volta dobbiamo ricorrere ai buoni uffici dell’instancabile
assessore Scavino, chiedendogli di mandare qualcuno a tamponare la falla che si
è di nuovo aperta nella ben oliata macchina della raccolta rifiuti.
Per la verità, la falla non è opera del destino cinico e
baro, ma ha nomi e cognomi precisi. Anche una identità etnica, ma non la posso
citare, per non essere tacciato di razzismo, di essere politicamente scorretto.
E soprattutto perché me l’hanno riferita, ma non l’ho vista di persona.
Sta prendendo piede questa moda della merenda: si va in
gruppo nel parco giochi bimbi, quello in cui dovrebbero starci i bimbi e i loro
accompagnatori, si porta il cestino della merenda, ci si siede in cerchio, si
condivide il desinare, si ride, si scherza, si passa il tempo, e poi, quando
gli è ora, ovvìa, si va, lascia lì il rusco, chè te lo voi portare dietro?
E così rimane il campo dopo la battaglia: con morti e feriti
abbandonati, lasciati alla mano pietosa del primo spazzino che passa di lì. Poco
importa che il cestino porta rifiuti rimanga desolatamente voto, solitario, anelante
a raccoglier tutta quella roba; chè il rusco ci sta meglio in terra, sull’erba,
così da riempir l’occhio, da fare la sua porca figura.
C’è voluto un po’ di rodaggio, ma alla fine la rivoluzione
copernicana della raccolta rifiuti cittadina ha fatto centro, sta entrando
nelle abitudini e nelle coscienze dei cittadini, ovvero di quelli che una
coscienza ce l’hanno. Per tutti l’altri, una pecca è evidente: è carente il
multilinguismo. La normativa, la cartellonistica, le istruzioni per l’uso, il
manuale di educazione civica applicata alla raccolta del rusco; per tutti s’impone
la traduzione in tutte le lingue e i dialetti perlomeno europei (ma non sarebbe
malfatto aggiungere anche gli idiomi parlati in Papua Nuova Guinea).
Altrimenti, di fronte alla contestazione dell’atto incivile,
ci sarà sempre chi obietta: “Ma io non parlo l’italiano, mica posso leggere le
istruzioni su dove si butta il rusco, scrivetele anche nella mia lingua,
altrimenti denotate la vostra inospitalità e la vostra prevenzione verso gli
stranieri”
Per non far la figura de’ provinciali, va a finire che gli
dovremo pure chiedere scusa delle nostre carenze.
E ristampar tutti codesti cartelli, prima che il prato si riempia completamente!
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