mercoledì 19 settembre 2012

A CHE PUNTO E' LA NOTTE

Ieri sera abbiamo incontrato l’Amministrazione per fare il punto sulle necessità della frazione. 

Dico frazione perchè suona strano chiamarlo “quartiere”, dato che si percepisce come una sensazione di lontananza, di eterogeneità rispetto all’essenza del centro cittadino. Certo, sta anche a noi di convincere, motivare la gente, di animare i luoghi e le persone per farli sentire omogenei e affini al resto della cittadinanza; ma credetemi, non è facile. Nei compaesani si riscontra la supposizione, a priori, di essere trattati come “figli di un dio minore”; e l'impressione è che l’Amministrazione su questa sensazione ci giochi, ragionando sul fatto che visto che la gente la pensa così, almeno che lo faccia a ragion veduta. Certo, poi tra noi si fanno ipotesi, magari maliziose, basate su considerazioni di tipo quantitativo (inteso come numero di abitanti) e qualitativo (intesa come numero di preferenze). Ma ci sembra che ogni ritardo, ogni inadempienza, ogni trascuratezza vada sempre di più ad alimentare i discorsi qualunquistici, le manie di persecuzione, i “hai visto, te l’avevo detto”.

Le ragioni che vengono addotte sono sempre le stesse: mettere le mani avanti e sotto con i “bambole, non c’è una lira” di Scottiana memoria. Per le spese correnti, c’è la scure della spending review; per quelle in conto capitale ci sono i vincoli del patto di stabilità. Pochi, maledetti e subito; nel senso che li devi spendere entro il 31 dicembre, altrimenti, poff !, non ci sono più. Un po’ come il “ciapa la cua” di quando bambini si andava sulle giostre a catena; se non l’afferravi subito quando ci passavi a fianco, quello dopo di te era già pronto ad approfittarne.

Non abbiamo avanzato richieste impossibili, tipo cattedrali nel deserto o opere faraoniche. Non siamo così avulsi dalla realtà da non renderci conto del contesto economico e sociale. Solo un po’ di manutenzioni, di ordinaria gestione dell’esistente per non lasciare andare a ramengo quel poco di cose pubbliche che ci sono. Certo, nell’emergenza poi le cose si fanno: come per il taglio dell’erba nel campo sportivo, come per la riparazione delle giostre nel parco giochi, come per il black out della pubblica illuminazione; come per il cartello girevole stile giostra del sarracino. Brutto vizio tutto italiano, quello di trascurare l’ordinario per i motivi più vari (uno su tutti: la cronica mancanza di fondi) e poi agire d’impulso nell’emergenza, spendendo magari molto di più di quello che si sarebbe usato per affrontare la gestione ordinaria.

Poiché sto notando una sensazione di sfiducia, da parte dei nostri concittadini, non solo nella Amministrazione, ma anche nel Comitato di Quartiere, probabilmente indotta dalla mancanza di risultati concreti e visibili, ritengo sia utile informare i nostri cinque lettori sulle richieste di ieri sera all’Amministrazione. Avevamo chiesto un incontro al Sindaco per fare il punto della situazione e riepilogare tutte le richieste emerse. Abbiamo ritenuto che una pubblica assemblea diventasse troppo dispersiva per discutere con profitto nel merito dei problemi, per tentare di risolverli con il dialogo e la persuasione. Le assemblee aperte diventano di solito una occasione di porre ognuno il suo singolo problema, la sua singola necessità a volte addirittura in contrasto con quella generale; ed è facile scadere nella concitazione, nella critica non costruttiva, a volte persino nell’insulto o nella polemica politica strumentale. Abbiamo deciso di comune accordo di tenere una assemblea generale aperta a tutto il quartiere per informare sull’iter delle richieste, non appena  avremo delle informazioni da comunicare, quando cioè effettivamente ci saranno dei progressi o delle risposte alle nostre richieste. Per adesso ci siamo limitati a incontrare a quattr’occhi l'Amministrazione per investirla delle istanze pervenuteci da parte della popolazione e di quelle da noi riscontrate direttamente. Gli argomenti sono stati quelli già inoltrati nel dossier inviato ad aprile all’Amministrazione, più altri che sono emersi nel frattempo.

-      La questione dell’allargamento del tratto di strada di via Garelli, dalla chiesetta alla rotonda sulla statale (la strada del tacùn). E’ in atto un confronto tra la proprietà e l’ Amministrazione circa i parcheggi che dovrebbero essere realizzati nella zona, ed i lavori dovrebbero comprendere anche la sistemazione della strada. Si ipotizzano tempi lunghi.

-       La ricerca delle cause dell’abbassamento dell’asfalto in via Martini, nel tratto tra la chiesa e la suola infermieri (bradisismi). Probabilmente c’è stato un cedimento delle condotte  fognarie; da ripristinare queste e l’asfalto soprastante.

-        Lo studio della sistemazione a parcheggio di parte del cortile della scuola infermieri, la parte a lato della scuola, posta in corrispondenza dell’ex cabina del peso (parcheggi). Stante il continuo intasamento della piazzetta davanti alla scuola da parte di veicoli di ogni genere, si rende necessario disporre di ulteriori posti auto per venire incontro alle necessità di chi frequenta sia la scuola che gli esercizi commerciali vicini; poiché quella parte di cortile risulta attualmente inutilizzata, potrebbe essere un utilissimo parcheggio.

-        Una maggiore presenza, anzi, una presenza, di polizia urbana o vigile di quartiere che con la sua visibilità possa scoraggiare quei piccoli atti di maleducazione e/o vandalismo e/o inciviltà che vanno dal semplice abbandono di rifiuti a guida imprudente, da episodi di disturbo della quiete a sottrazioni di modesta entità che sono, pur nelle loro ridotte dimensioni, comunque fastidiose ed irritanti (paesaggi agresti, io non posso entrare).

-       La necessità della popolazione di poter accedere ad un servizio, come l’ADSL, attualmente non disponibile; da parte dell’Amministrazione ci dovrebbe essere una funzione di sollecitazione e persuasione verso il gestore affinché venga data la possibilità di accedere al servizio, in quanto esso è di pubblica utilità.

-     La questione della segnaletica insufficiente negli incroci stradali (i problemi non vanno in ferie). Dall’asfaltatura della strada Sottoripa il transito su via Martini è diventato pericoloso per l’alta velocità dei veicoli da e per Monticello. All’inizio di maggio, con il comandante Di Ciancia abbiamo eseguito un sopralluogo per verificare la necessità di segnaletica orizzontale e verticale nei punti pericolosi: incrocio via Martini-strada Sottoripa; incrocio via Martini (cimitero) con strada per Scaparoni (qui servirebbe anche uno specchio oltre a rinforzare la segnaletica); incrocio di via Garelli con strada del cimitero in corrispondenza chiesetta (anche qui uno specchio non starebbe male). Di tutte le cose segnalate al comandante, per ora è stato messo a posto solo il cartello con indicazione di località (banderuole), ma in fondo sono passati solo quattro mesi e mezzo di cui uno di ferie. Attendiamo fiduciosi.

-    La nuova numerazione delle abitazioni è stata completata, ma mancano ancora delle paline che indichino i numeri civici compresi nelle traverse laterali alla strada comunale (es. via Martini numeri civici dal 54 al 62) che possano servire di aiuto sia per i recapiti postali che per quelli, molto più importanti, degli eventuali mezzi di soccorso.

-        Il problema da più parti segnalatoci della presenza di fango sulla strada ad ogni pioggia di una certa entità, in corrispondenza del cimitero. Dopo le segnalazioni di più persone, anche di Scaparoni ed anche al sindaco in persona, ho notato che è stato apposto un cartello di pericolo “strada sdrucciolevole”, ma non credo che questo indurrà il fango ad astenersi. Che si fa?

-  La manutenzione del manto stradale (la strada del gadan), specialmente nel tratto in corrispondenza al parco giochi bimbi e nei pressi della chiesa, ma comunque in quei (pochi) punti in cui è necessaria; è una delle cose più visibili e la cui mancanza più riesce a esacerbare gli animi, adesso che il principale paradigma per valutare l’efficienza delle amministrazioni non è più la puntualità dei treni. Oltre al tappeto di usura, è necessario ridipingere le striscie orizzontali, specie negli attraversamenti della rotonda, visto che sono ormai consumate.

-  La necessità di circoscrivere i giardini dei nuovi condomìni di via Garelli con siepi, recinzioni o altro tipo di separazione, dal corso della statale 231, limitando così la possibilità di involontarie (e pericolose) escursioni da parte dei bimbi nel rincorrere un pallone senza accorgersi di invadere le corsie di marcia dei veicoli.

-     L’urgenza di provvedere a qualche barriera per la protezione degli impianti di distribuzione del gas metano contro la possibilità che qualche veicolo in transito sulla rotonda perda il controllo e ci finisca contro, con conseguenze facilmente immaginabili. Si sono già verificati più volte incidenti in quel punto, specialmente di notte: si è portati a pensare che serva una maggiore illuminazione della rotonda che la renda più visibile.

-        La potatura delle piante e la manutenzione dei giardini e siepi (dateci un taglio). Davanti alla chiesa le chiome delle piante sui due lati si stanno ormai intrecciando, creando una cupola/galleria persino bella da vedersi. Le siepi, gli arbusti e i rami bassi delle piante coprono sia il semaforo del passaggio a livello, sia il pannello indicatore di distanza dalle sbarre. Nel cortile a lato della chiesa le piante, queste di pertinenza parrocchiale, stanno invadendo lo spazio del salone parrocchiale, stendendo i rami sopra e contro di esso, e ospitando nidi di vespe che sentendosi indisturbate nella loro collocazione sciamano in continuazione diventando pericolose per chi abita nelle vicinanze. Non dico di eseguire tutti gli anni la potatura (bambole, non c’è una lira), ma almeno ogni tanto sarebbe utile per evitare che poi l’urgenza della situazione pericolosa portasse a ben altri esborsi.

-     La casa dell’acqua (acqua fresca). Anche noi siamo come i bimbi: quando vedono l’altro che si balocca con un nuovo gioco, lo vogliono pure loro. Sulla scia della pubblicità data all’apertura di una nuova installazione in corso Langhe, ci sono pervenute richieste di interessarci per ottenere anche nel nostro quartiere il distributore dell’”acqua del Sindaco”. Ci è stato perfino suggerita l’eventuale collocazione: la cabina dell’ex peso pubblico, da anni inutilizzata. Questa è una cosa che non porterebbe oneri al Comune, in quanto è realizzata e gestita da ditte private, che valutano autonomamente sulla opportunità economica della realizzazione. Quello che serve è una volontà da parte del Comune di promuovere la cosa.

-     La sicurezza nei trasporti passa anche dal miglioramento della visibilità sugli incroci. Sono pervenute richieste di specchi da posizionare sulla strada comunale in corrispondenza di strade private, ma che servono per il transito verso diverse abitazioni. Questi incroci si trovano in punti dove la visibilità è così ridotta da costituire seriamente un pericolo per chi si affaccia sulla strada comunale; un esempio ne è l’incrocio tra via Martini e la strada privata che vi si immette immediatamente dopo al passaggio a livello, sulla destra per chi va verso la collina.

-     La necessità di mettere in sicurezza il passaggio nella pubblica via, minacciato dalla possibilità di cadute di grondaie, coppi o calcinacci, per quegli stabili che si affacciano sulla strada comunale e la cui vetustà e l'abbandono hanno ridotto nella condizione di ruderi fatiscenti.

-    La possibilità di fare fronte a spese per il funzionamento del Comitato. Per la cancelleria siamo praticamente autonomi, nel senso che ognuno di noi è dotato di carta penna e calamaio. Se dobbiamo fare delle fotocopie, purchè di modiche quantità, abbiamo l’appoggio dell’ufficio stampa comunale. Sarebbe stato bello dotarsi di una bacheca da piazzare nelle vicinanze del salone parrocchiale, ma ci vogliono dei soldi (o degli sponsors), e per il momento possiamo usare la bacheca virtuale costituita da questo sito e dalla pagina facebook per arrivare a tutti i nostri lettori più tecnologicamente attrezzati. Per gli altri, qualche affissione di straforo sui posti più visibili, probabilmente non consentita, il passa parola e il volantino fatto in casa e messo nelle buche delle lettere, che probabilmente verrà scambiato con la pubblicità di qualche finanziaria e tristemente destinato alla pattumiera. C’è però una cosa a cui non possiamo rinunciare: la sede. Poiché è anche l’unica cosa che non abbiamo, (ma siamo in buona compagnia), dobbiamo ricorrere all’ausilio della parrocchia utilizzando a volte il salone, a volte la canonica; e in inverno è necessario accendere il riscaldamento, che comporta costi ai quali finora abbiamo sempre contrapposto la frase di rito, “adès ù basta dì grassie?”. Noi, come anche gli altri Comitati di Quartiere, riteniamo che sia utile avere una dotazione, sia pure minima, per fare fronte a delle necessità oggettive; e questa cosa avevamo già chiesto al Sindaco nella conferenza dei Comitati svoltasi a maggio. A fronte di una promessa di intervento, non abbiamo riscontri a tutt’oggi; ma non disperiamo e abbiamo ieri reiterato la richiesta, fiduciosi che non si vorrà fare mancare l’appoggio a strutture che si sono rinnovate (o sono state create ex novo come nel nostro caso) per volontà della stessa Amministrazione.

Ecco, questo è stato il nostro cahier des doleances, la lista dei desiderata che abbiamo girato ieri all’Amministrazione rappresentata dal capo di gabinetto del sindaco, il dottor Gianfranco Maggi. Questo abbiamo ricevuto dai nostri concittadini (oltre che avere rilevato e constatato anche noi di persona) e questo abbiamo consegnato al rappresentante delle istituzioni. Tanto dovevamo ai nostri concittadini per evitare che la mancanza di risultati concreti, la delusione ingenerata dalle aspettative non corrisposte, facessero pensare che il comitato brancoli nel buio; o che sia perfettamente inutile, o che sia da accomunare alla triste concezione della politica che si va formando nell’opinione pubblica giorno dopo giorno, notizia dopo notizia.
Ci si può contestare lo scarso peso, la scarsa considerazione in cui veniamo tenuti dalla Amministrazione, la mancanza di appeal; ma non le omissioni nel chiedere, nel segnalare. Come ho gia detto nella strada del gadan, noi chiediamo e segnaliamo, richiediamo e risegnaliamo, insistiamo con uno stillicidio continuo, educato ma fermo. Poi se le cose vengono fatte in ritardo, o se non vengono proprio fatte, non lo possiamo decidere noi.

Come diceva il Martufello,  “ d d è   p p i ù ,   n i n   z ò "

mercoledì 5 settembre 2012

GRAZIE A TUTTI


per la vostra presenza










5 settembre 2012: abbiamo superato i 3'000 (tremila)
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Chi l'avrebbe mai detto?


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martedì 4 settembre 2012

ARIA PURA

Da qualche giorno, almeno una decina, il risveglio non è più un bel momento.

Nell'iconografia classica, ci si sveglia, ci si stira, si aprono le finestre e si respira a pieni polmoni l'aria fresca del mattino. Ma questo è ormai impossibile; l'aprire la finestra espone a pericoli respiratori di non poco conto. Da una decina di giorni l'atmosfera è ammorbata da miasmi insopportabili, tipo fogna a cielo aperto, che sembrava impossibile potessero verificarsi in questo secolo e con questa civiltà dello smaltimento rifiuti. Non si riesce a capire se ciò sia dovuto all'inquinamento, a malfunzionamento di depuratori, a sversamento a cielo aperto di liquami o a quale impensabile causa. Si sa solo che al mattino è meglio tenere chiuse, sigillate le finestre e attendere che un vento provvidenziale allontani, a danno dei paesi limitrofi, il fetore insopportabile.

Non è comunque una cosa che riguardi solo il mattino: durante l'intera giornata, a seconda della direzione in cui spira il vento, tornano a più riprese le zaffate pestilenziali che rendono l'aria irrespirabile. Tutti si chiedono a cosa sia dovuta questa punizione divina. Dal viandante alla massaia, dal contadino al negoziante è tutto un fiorire di ipotesi, di congetture, di velate accuse. Tutti ipotizzano la loro spiegazione: - si è rotto il depuratore della tale azienda; - vengono sversati liquami (da parte di chi non vuole pagare lo smaltimento) in aperta campagna, nelle aree disabitate lungo i corsi d'acqua; - sono stati concimati i campi in maniera allegra, senza ricoprire immediatamente per attutirne l'odore; - le condutture delle fogne si sono intasate e ora sversano chissà dove; - è stata piazzata una discarica qui vicino e , per bypassare la componente psicologica NIMBY, non se ne è fatto parola ma ora le emissioni che ne derivano non consentono più di tenere nascosta la cosa.

Su una cosa sola concordano tutti: bisogna fare qualcosa. Ma non si capisce chi sia l'interlocutore a cui rivolgersi, in un paese come l'Italia dove la molteplicità di soggetti e di enti fa sì che non si riesca mai a pescare nel mazzo l'asso giusto che ci risolva il problema. Finisce allora che ci si rivolga, magari impropriamente, all'entità che si sente più vicina al cittadino comune, quella più immediatamente individuabile e contattabile: l'Amministrazione Comunale. Sicuramente i consiglieri e gli assessori non hanno tra le loro incombenze quella di dotarsi di naso elettronico ed andare in giro a cercare il bandolo della matassa; sono però in grado di sapere quale sia l'ente deputato ai controlli e provvedere a segnalare l'inconveniente affinchè si possano trovare le cause e porvi rimedio, nell'interesse della salute della popolazione a cui fa riferimento il loro mandato. Che il soggetto da attivare sia l'ARPA o la ASL competente per territorio, o qualche altro ente di cui il cittadino comune non conosce neppure l'esistenza, la segnalazione acquisirà un indubbio rafforzamento se sarà inoltrata anche dalle amministrazioni locali del territorio, oltre che dai pochi cittadini (se ve ne sono) che sanno a chi bisogna rivolgersi.

E' quindi questo un invito all'Amministrazione Comunale, quella che sentiamo più vicina a noi, di farsi carico della richiesta che sale dalla popolazione di risolvere questa situazione. Le emissioni sono estremamente sgradevoli, sempre ammesso che non siano anche nocive, specialmente per i soggetti più deboli e a rischio; bisogna riuscire a farle cessare. Chi sa a chi rivolgersi, lo faccia, senza indugio. E magari ce lo dica anche, così che la molteplicità di richieste e segnalazioni induca chi di dovere a seguire la cosa con il massimo impegno possibile.